mercoledì 20 ottobre 2010

Anniversario della Strage di Gorla

Sessantasei anni fa, il 20 ottobre del 1944 alle 11e 29, il comandante di uno squadrone aereo della 15° Air Force dell'USAAF, il 451° Bomb Group composto da 36 bombardieri, dopo aver mancato gli obiettivi industriali per un errore di rotta decise di rientrare alla base considerando la missione come "fallita". Rimaneva il problema del carico: le bombe (circa 2200 Kg. ogni aereo) non potevano essere riportate a casa in quanto già innescate; il problema era di primaria importanza per l'incolumità dell'equipaggio. Una via per uscire da questa situazione poteva essere quella di proseguire per 140 gradi raggiungendo la campagna verso Cremona dove lo spazio per liberarsi dello scomodo carico non mancava, oppure lanciarle nel mare Adriatico sulla via del ritorno. Ma il comandante decise diversamente.

mercoledì 13 ottobre 2010

Milano, Roma, Genova, ecc...

Tre città dove sono accaduti altrettanti crimini che alcune decine di anni fa non sarebbero stati possibili. Come mai?
In una bella intervista sul Corsera di oggi, il sociologo Giuseppe De Rita offre una bella spiegazione: "uno degli slogan del Sessantotto era "la norma uccide". Ecco qui, dove vogliamo cercare? Ricordo anche una suggestiva risposta, credo di Toni Negri: "Io non voglio rispettare la norma dei giudici naturali, voglio un giudice che mi capisca". L'esplosione del soggettivismo etico comincia con la rivendicazione dell'Io come arbitro unico della propria vita. Io sono il Principe di me stesso  e se ho qualche pulsione la soddisfo. Sono io il padrone del mio corpo. Decido io se avere un figlio o abortire...Sono anche il padrone di mia moglie o la padrona di mio marito".
Bella spiegazione indubbiamente e anche vera ma io penso che si debba aggiungere qualche cosa: l'assoluta sensazione di impunità che tutti i delinquenti italiani e non sentono nell'aria e della quale sono straconvinti. E questo deriva dal modo in cui viene gestita la nostra Giustizia che tutela i diritti degli assassini e condanna chi si è solo difeso. Purtroppo.

domenica 10 ottobre 2010

Ristoranti e cuochi "vip"

Oggi basta sfogliare una qualsiasi rivista per imbattersi nella foto di qualche cuoco e ristoratore famoso, ritratto con la sua uniforme bianca smagliante in mezzo ai suoi collaboratori o tra i tavoli del suo ancor più famoso ristorante. Ma quanti dei lettori di quella rivista avranno la possibilità di frequentare, almeno per una volta, il suo ristorante? E non solo per il costo, sicuramente esoso, ma soprattutto per l'atmosfera che si respira in questi "templi" dell'alta cucina: eleganza esasperata o, peggio, falsa semplicità accompagnata da un'affettata gentilezza riservata solo ai molti clienti vip o da una fredda accondiscendenza per i malcapitati non appartenenti alla suddetta categoria.
Come sono lontani i tempi quando si viaggiava con in macchina la guida di Veronelli, quella regalata con Panorama, e chiunque poteva avere il piacere di scoprire  ristoranti gestiti da grandi cuochi che non se la tiravano e dove si poteva pranzare, magari con la famiglia, seduti vicino a famosi industriali, attori, calciatori sentendosi trattati con egual attenzione e gentilezza spendendo alla fine solo qualcosa in  più di un ristorante meno conosciuto. Avranno sicuramente ragione i cuochi "vip", visto che il loro portafoglio si sarà sicuramente riempito a dismisura, ma quanta "umanità" in meno nella loro patinata esistenza.

venerdì 10 settembre 2010

Lo sciopero dei calciatori

Lo sciopero è un diritto previsto dalla nostra costituzione. E su questo non ci piove!
Ma c'è un piccolo particolare: tutti i lavoratori, quando scioperano, pagano di tasca propria le ore non lavorate. E i signori calciatori ( spesso milionari ) cosa perdono? Credo che l'idea di Cofferati, di calcolare il danno provocato alle singole società dal loro sciopero e riaddebirarlo proporzionalmente ai singoli giocatori, sia più che legittima. Se poi le società di calcio vorranno devolvere le somme in beneficenza questo farà loro onore. Cosa ne pensate?

giovedì 2 settembre 2010

Ennesima tragedia della strada...

Due giorni fa, a Pisa in una strada del centro storico, un ragazzo di vent'anni ha perso la vita falciato da un auto guidata da un diciannovenne brasiliano senza patente e senza permesso di soggiorno. Ovviamente l'investitore si è dato alla fuga a piedi insieme alla sua compagna con analoga situazione anagrafica.
Si è scoperto poi che la macchina gli era stata prestata da un' "imprenditrice" brasiliana del nord Italia.
Questa la cruda fotografia dell'accaduto.

Ora io mi chiedo perchè ogni giorno debbano accadere fatti del genere nell'indifferenza generale, a parte la disperazione dei familiari, e soprattutto di quella di forze dell'ordine, magistratura e governo.
Le statistiche " a naso" che ciascuno di noi è in grado di compilare sulla base di letture quotidiane, tv e internet ci dicono che la maggior parte di coloro che viaggiano in auto senza patente e spesso senza assicurazione sono clandestini ( raramente si sente di italiani nelle stesse condizioni ). Ciò assodato è possibile che non sia possibile prevenire il ripetersi di tali fenomeni con opportuni interventi di controllo senza passare per "razzisti"?

Crash dei server di My Militaria

Avrei voluto iniziare questo nuovo blog dedicato ai "pensieri in libertà" con qualcosa di più interessante ma, purtroppo, non ho altro mezzo per avvertire i visitatori del mio sito MyMilitaria che da ieri pomeriggio non è più raggiungibile a causa dell'improvviso crash che ha colpito i server del mio provider. I tecnici sono al lavoro per sostituirli e si spera che tutte le funzioni del sito possano ritornare a regime nel pomeriggio di oggi. Ovviamente anche il server di posta non funziona e quindi non ho modo di riceverla e di rispondere. Mi scuso per l'inconveniente che spero si possa risolvere nei tempi preannunciati.

Venendo adesso al titolo di questa etichetta, è mia intenzione scrivere liberamente di ciò che vedo e che non mi piace ( o che mi piace moltissimo ) visto che internet offre questa grande opportunità a chiunque di far sentire la propria voce. Spero che vorrete seguire il mio esempio aggiungendo ai miei post i vostri commenti, favorevoli o contrari non importa purchè sempre nei limiti dettati dalla correttezza e dal rispetto del pensiero altrui. A presto.

martedì 17 agosto 2010

Il campo di prigionia di Coltano ( Pisa )


Oggi ho fatto una scoperta! Mentre stavo uscendo dalla trattoria del circolo ARCI di Coltano ( dove ho mangiato la miglior grigliata della mia vita ) mi ha fermato un giovane in moto che veniva da Bergamo e stava cercando il punto dove era situato nel 1945 il campo di prigionia per ex soldati della RSI dove suo nonno era rimasto per circa un anno. Mentre parlavamo ci siamo accorti che sul fabbricato del circolo arci esisteva ancora la scritta "ONC Coltano" ( Opera Nazionale Combattenti ) cosa che ci ha stupito non poco. Dopo aver chiesto informazioni al gestore ho scoperto che esisteva nelle vicinanze un cippo a memoria di coloro che qui erano stati imprigionati dagli americani. Messomi alla ricerca dell'unico luogo che ne conservava ancora la memoria alla fine ho trovato il cippo e l'asta con la bandiera che garriva al vento di libeccio e che ho immediatamente fotografato.
( Dal sito www.italia-rsi.org ) "Il primo campo di concentramento per prigionieri di guerra in Toscana fu il PWE 334, a Scandicci (Firenze). Il PWE 339 sorse a San Rossore; i PWE 336, 337 e 338 vennero allestiti nella tenuta di Coltano (Pisa). Erano tutti destinati ad ospitare prigionieri militari tedeschi e italiani, appartenenti alle FFAA e ad altre formazioni militari della RSI. Il PWE 337, però, si distinse subito per l'eccezionale durezza delle condizioni di vita imposte dai vincitori. Condizioni di vita: ma dovremmo dire piuttosto di mera sopravvivenza, ai limiti del più elementare istinto di conservazione. Furono troppi quelli che non ce la fecero. Ecco, al riguardo quanto dice Pietro Ciabattini, che in quel campo fu internato: «Il 25 luglio 1945 tutti i prigionieri italiani concentrati nei vari PWE in Toscana erano già stati fatti affluire nel PWE 337, più conosciuto come "campo di Coltano". «La sua triste esistenza fu taciuta all'opinione pubblica fino a metà settembre del 1945, dopo che gli americani il 30 agosto avevano trasferito alle autorità italiane la giurisdizione su quel campo di prigionia. «Solo allora la stampa italiana si interessò di ciò che avveniva dietro quei reticolati in quella torrida pianura pisana, descrivendo la misera esistenza di migliaia di esseri umani, scalzi, nudi, laceri, malati e bisognosi di tutto, senza che nessuna autorità si decidesse ad addivenire ad una rapida soluzione del problema. Descrivere la disgraziata vita del PWE 337 è compito arduo nel timore di non essere creduto, ma più arduo è riuscire a convincere che ciò accadde davvero a prigionieri di guerra di un esercito ricco e vittorioso, e a conflitto ormai cessato. [...] I giornali si sbizzarrirono per una settimana a scrivere sulla drammatica vicenda di quei prigionieri, ma dei numerosi e misteriosi decessi per uccisioni, malattie e stenti nessuno ne scrisse una parola. Molti morirono nei "campi", nel "lazaret", altri nell'Ospedale da Campo n. 99 WQ06, o nel 650 di riserva per militari italiani. Anche al Sanatorio, all'ospedale Militare di Livorno e al Manicomio di Volterra ci furono numerosi morti, ma i relativi documenti o non sono visibili o non esistono più. «Nessuno, tranne gli archivisti USA, conoscerà mai il numero dei deceduti di Coltano. Mistero e silenzio anche sui luoghi dove venivano sepolte le salme. [...] E’ certo che, a distanza di cinquant’anni, sui decessi di Coltano, esiste ancora il "top secret" e anche da parte delle autorità preposte non vengono fornite notizie precise» (P. Ciabattini, Coltano 1945. Un campo di concentramento dimenticato, Mursia, Milano 1995).
Qualcosa, negli ultimi anni, si è mosso: un'aria diversa, un atteggiamento di maggiore apertura, la voglia di guardare con occhi nuovi a un passato non poi così vecchio... O così sembrava. Tant'è che finalmente, dopo anni di impegno da parte dei reduci di Coltano, si è riusciti a consacrare quel terreno maledetto da tante famiglie edificandovi un "Campo della Memoria": il 22 settembre 1996 si svolgeva la cerimonia di inaugurazione del Campo."

Purtroppo il monumento ha subito numerosi "attentati" negli anni a seguire anche se è sempre stato ricostruito a cura dei reduci e oggi si presenta come nelle foto da me scattate proprio oggi. Per chi volesse visitarlo, magari approfittando di una vacanza in Toscana, ecco alcune indicazioni per raggiungerlo ( non è certo facile ). Venendo da nord con l'autostrada Genova Livorno, uscire a Pisa centro e imboccare la via Aurelia in direzione Livorno. Dopo alcuni km, sulla destra si trova un cartello con l'indicazione "Coltano". Imboccare questa strada in salita e a metà, di fronte ad un ristorante, girare a sinistra e proseguire sempre dritti fino a Coltano. Arrivati di fronte ad alcune grandi costruzioni girare a destra e, dopo un centinaio di metri, imboccare la seconda strada sulla destra che conduce ad una pinetina. Dopo aver superato alcune case coloniche sui due lati, fare attenzione ad una piccola strada sulla destra che ci condurrà in poche decine di metri al Campo. Vi assicuro che l'emozione vale il viaggio!


giovedì 28 gennaio 2010

Collezionare conviene?


Navigando in Internet mi sono imbattuto in un articolo apparso recentemente sul prestigioso "Financial Times" che parla di collezionismo militare. Adesso mi aspetto che l'argomento venga ripreso dai nostri media per cui probabilmente a breve diventeremo famosi.
L'articolo in questione nasceva dalla constatazione che in questi momenti di crisi finanziaria molti investitori avevano scoperto ordini e decorazioni militari come nuovo bene rifugio. Nelle principali aste inglesi organizzate da Bonham in Knightsbridge e Spink, alcune decorazioni avevano raggiunto cifre da capogiro come quella risalente alla Battaglia di Waterloo aggiudicata per £330,951.
Il famoso esperto Oliver Pepys di Spink, stima che questo mercato stia crescendo ad una media di 20 milioni di sterline all'anno avendo raggiunto i 150 milioni nel 2008 che, per un settore di nicchia come quello della "militaria", costituisce per certi versi un risultato quasi inspiegabile.
Per trovare una risposta il giornalista aveva intervistato Andrey Khazin, un famoso collezionista russo che nella sua casa di Mosca ospita forse la più grande collezione di decorazioni del mondo.
Khazin, la cui intervista aveva dato il titolo all'articolo "None but the brave", non solo aveva confermato la scoperta di questo mondo da parte di nuovi investitori più che collezionisti ma ne aveva spiegato le motivazioni con il fatto che le decorazioni più appetite, quelle con dietro una storia, erano "pezzi unici" e come tali destinati a vedere crescere costantemente il loro valore, essendo questo un mercato dove la "materia prima" è finita e non riproducibile ( fatti salvi ovviamente i falsi ). La conclusione era che i prezzi sono destinati a crescere costantemente negli anni a venire e che ciò attirerà nuovi investitori i quali a loro volta alimenteranno questa crescita.
Voi cosa ne pensate?