mercoledì 13 ottobre 2010

Milano, Roma, Genova, ecc...

Tre città dove sono accaduti altrettanti crimini che alcune decine di anni fa non sarebbero stati possibili. Come mai?
In una bella intervista sul Corsera di oggi, il sociologo Giuseppe De Rita offre una bella spiegazione: "uno degli slogan del Sessantotto era "la norma uccide". Ecco qui, dove vogliamo cercare? Ricordo anche una suggestiva risposta, credo di Toni Negri: "Io non voglio rispettare la norma dei giudici naturali, voglio un giudice che mi capisca". L'esplosione del soggettivismo etico comincia con la rivendicazione dell'Io come arbitro unico della propria vita. Io sono il Principe di me stesso  e se ho qualche pulsione la soddisfo. Sono io il padrone del mio corpo. Decido io se avere un figlio o abortire...Sono anche il padrone di mia moglie o la padrona di mio marito".
Bella spiegazione indubbiamente e anche vera ma io penso che si debba aggiungere qualche cosa: l'assoluta sensazione di impunità che tutti i delinquenti italiani e non sentono nell'aria e della quale sono straconvinti. E questo deriva dal modo in cui viene gestita la nostra Giustizia che tutela i diritti degli assassini e condanna chi si è solo difeso. Purtroppo.

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