martedì 17 agosto 2010

Il campo di prigionia di Coltano ( Pisa )


Oggi ho fatto una scoperta! Mentre stavo uscendo dalla trattoria del circolo ARCI di Coltano ( dove ho mangiato la miglior grigliata della mia vita ) mi ha fermato un giovane in moto che veniva da Bergamo e stava cercando il punto dove era situato nel 1945 il campo di prigionia per ex soldati della RSI dove suo nonno era rimasto per circa un anno. Mentre parlavamo ci siamo accorti che sul fabbricato del circolo arci esisteva ancora la scritta "ONC Coltano" ( Opera Nazionale Combattenti ) cosa che ci ha stupito non poco. Dopo aver chiesto informazioni al gestore ho scoperto che esisteva nelle vicinanze un cippo a memoria di coloro che qui erano stati imprigionati dagli americani. Messomi alla ricerca dell'unico luogo che ne conservava ancora la memoria alla fine ho trovato il cippo e l'asta con la bandiera che garriva al vento di libeccio e che ho immediatamente fotografato.
( Dal sito www.italia-rsi.org ) "Il primo campo di concentramento per prigionieri di guerra in Toscana fu il PWE 334, a Scandicci (Firenze). Il PWE 339 sorse a San Rossore; i PWE 336, 337 e 338 vennero allestiti nella tenuta di Coltano (Pisa). Erano tutti destinati ad ospitare prigionieri militari tedeschi e italiani, appartenenti alle FFAA e ad altre formazioni militari della RSI. Il PWE 337, però, si distinse subito per l'eccezionale durezza delle condizioni di vita imposte dai vincitori. Condizioni di vita: ma dovremmo dire piuttosto di mera sopravvivenza, ai limiti del più elementare istinto di conservazione. Furono troppi quelli che non ce la fecero. Ecco, al riguardo quanto dice Pietro Ciabattini, che in quel campo fu internato: «Il 25 luglio 1945 tutti i prigionieri italiani concentrati nei vari PWE in Toscana erano già stati fatti affluire nel PWE 337, più conosciuto come "campo di Coltano". «La sua triste esistenza fu taciuta all'opinione pubblica fino a metà settembre del 1945, dopo che gli americani il 30 agosto avevano trasferito alle autorità italiane la giurisdizione su quel campo di prigionia. «Solo allora la stampa italiana si interessò di ciò che avveniva dietro quei reticolati in quella torrida pianura pisana, descrivendo la misera esistenza di migliaia di esseri umani, scalzi, nudi, laceri, malati e bisognosi di tutto, senza che nessuna autorità si decidesse ad addivenire ad una rapida soluzione del problema. Descrivere la disgraziata vita del PWE 337 è compito arduo nel timore di non essere creduto, ma più arduo è riuscire a convincere che ciò accadde davvero a prigionieri di guerra di un esercito ricco e vittorioso, e a conflitto ormai cessato. [...] I giornali si sbizzarrirono per una settimana a scrivere sulla drammatica vicenda di quei prigionieri, ma dei numerosi e misteriosi decessi per uccisioni, malattie e stenti nessuno ne scrisse una parola. Molti morirono nei "campi", nel "lazaret", altri nell'Ospedale da Campo n. 99 WQ06, o nel 650 di riserva per militari italiani. Anche al Sanatorio, all'ospedale Militare di Livorno e al Manicomio di Volterra ci furono numerosi morti, ma i relativi documenti o non sono visibili o non esistono più. «Nessuno, tranne gli archivisti USA, conoscerà mai il numero dei deceduti di Coltano. Mistero e silenzio anche sui luoghi dove venivano sepolte le salme. [...] E’ certo che, a distanza di cinquant’anni, sui decessi di Coltano, esiste ancora il "top secret" e anche da parte delle autorità preposte non vengono fornite notizie precise» (P. Ciabattini, Coltano 1945. Un campo di concentramento dimenticato, Mursia, Milano 1995).
Qualcosa, negli ultimi anni, si è mosso: un'aria diversa, un atteggiamento di maggiore apertura, la voglia di guardare con occhi nuovi a un passato non poi così vecchio... O così sembrava. Tant'è che finalmente, dopo anni di impegno da parte dei reduci di Coltano, si è riusciti a consacrare quel terreno maledetto da tante famiglie edificandovi un "Campo della Memoria": il 22 settembre 1996 si svolgeva la cerimonia di inaugurazione del Campo."

Purtroppo il monumento ha subito numerosi "attentati" negli anni a seguire anche se è sempre stato ricostruito a cura dei reduci e oggi si presenta come nelle foto da me scattate proprio oggi. Per chi volesse visitarlo, magari approfittando di una vacanza in Toscana, ecco alcune indicazioni per raggiungerlo ( non è certo facile ). Venendo da nord con l'autostrada Genova Livorno, uscire a Pisa centro e imboccare la via Aurelia in direzione Livorno. Dopo alcuni km, sulla destra si trova un cartello con l'indicazione "Coltano". Imboccare questa strada in salita e a metà, di fronte ad un ristorante, girare a sinistra e proseguire sempre dritti fino a Coltano. Arrivati di fronte ad alcune grandi costruzioni girare a destra e, dopo un centinaio di metri, imboccare la seconda strada sulla destra che conduce ad una pinetina. Dopo aver superato alcune case coloniche sui due lati, fare attenzione ad una piccola strada sulla destra che ci condurrà in poche decine di metri al Campo. Vi assicuro che l'emozione vale il viaggio!


8 commenti:

Unknown ha detto...

ti ringrazio per l'informazione,anche mio padre si è fatto qualche mese di prigionia poi liberato nel ottobre del 45,(aveva 20 anni ) e mi ha raccontato quei terribili mesi, appena posso vado a visitare il cippo a memoria.

Simone Mattly ha detto...

Mi unisco ai ringraziamenti precedenti...anche mio nonno ha passato la prigionia a Coltano e i suoi racconti confermano la fama atroce che quel campo aveva. Ho in programma una visita a breve...in memoria dei caduti...

Anonimo ha detto...

C è da ringraziare anche Gianpaolo Pansa che ha dato visibilità nazionale a questo e ad altri campi di prigionia alleati.
Alberto

Anonimo ha detto...

salve amici Io apprezzato questo lavoro qui si sta facendo un grande lavoro molto magico!:)
scusa mio cattivo italiano
addio

Anonimo ha detto...

Come Roberto anche mio padre è stato rinchiuso a Coltano. Non ne ha mai voluto parlare. Silenzio.
Ringrazio quindi per queste informazioni. Ci andrò.
Grazie ancora.

Francesco

Anonimo ha detto...

casualmente ho trovato questo blog. Purtroppo anche mio padre non mi ha detto mai come ha passato quei mesi nel campo. penso che abbiamo voluto dimenticare il prima possibile tutto quello che è accaduto. Penso che non abbia torto. Vi ringrazio per il blog.
saluti

Anonimo ha detto...

Ciao,
mio padre non mi ha mai raccontato nulla di quei tempi anche se mi ha trasmesso dei valori forti che sono il mio faro anche ora che ho 50 anni. Ora che da 16 anni non c'è più i suoi più cari amici (non proprio ragazzini) mi stanno raccontando piccoli frammenti della sua storia. Tra queste la prigionia a Coltano svelatami prima inviandomi il libro di Pietro Ciabattini, che ho letto in 2 giorni, poi accennandomi appunto al suo soggiorno. Appena possibile andrò a pregare sul cippo per ricordare ed onorare caduti e reduci.

Anonimo ha detto...

Leggo in questi giorni il libro di Ciabattini...mio padre è stato a Coltano ma di quella brutta esperienza non è ha mai parlato..
Leggendo il libro posso solo immaginare quello che lui è gli altri prigionieri hanno purtroppo vissuto..