giovedì 23 febbraio 2017

Un "gobbo maledetto" nel deserto libico

Ho scovato nell'archivio del blog della Repubblica, edizione di Parma, un articolo di sette anni fa che racconta un episodio sconosciuto della nostra guerra in Africa Settentrionale che potrete leggere cliccando su questo link.
Chi volesse soddisfare la propria curiosità sulla vicenda può recarsi al museo del volo inaugurato a Malpensa qualche mese fa’ con l’orribile nome di “volandia”: in un padiglione ad hoc fa bella mostra di sé proprio l’MM23881, esposto come venne ritrovato

venerdì 3 gennaio 2014

Un pilota osservatore bavarese nel 1918

Un fortunato ritrovamento mi ha permesso di ricostruire  la storia di alcune unità della giovane aviazione germanica delle quali poco sapevo e poco si sa. Una Croce di Ferro di 1° Classe, il suo pin da giacca o da cravatta e, soprattutto, un attestato di conferimento della decorazione datato 24 settembre 1917   ( corretto a mano in 1918 ) sono stati gli oggetti che hanno dato il via alla mia ricerca.
Il decorato era il Vzfeldwebel ( Vice Feldwebel = Sergente ) Rudolf Aumer in forza al"Bayer.Flieger-Abt.Lb. 289" ( Bayerische Flieger Abteilung Lichtbild 289 ) cioè "Unità Bavarese di Fotografia Aerea nr. 289". L'attestato è stato firmato a matita dal General der Fanterie Erich von Guendell, comandante dell'A.O.K. Armee-Abteilung B dal 3 settembre 1916, come indicato nel timbro apposto sul documento, e precedentemente al comando del V Reserve Corps.
Quando, verso la fine del 1914, il fronte occidentale si stabilizzò in una guerra di trincea, il ruolo dell'artiglieria divenne sempre più importante essendo l'unico modo di colpire le postazioni nemiche. Il ruolo dei palloni aerostatici per l'osservazione da 1000-2000 metri di altezza crebbe di pari passo. Venivano usati inizialmente anche dei monoplani e biplami disarmati che dovevano ritornare presso la batteria di artiglieria e lasciar cadere un messaggio con le coordinate della postazione nemica da colpire, operazione che veniva ripetuta anche molte volte fino a quando l'obiettivo non era stato distrutto.L'uso della trasmissione radio non era sconosciuto ma le

lunedì 3 giugno 2013

Il distintivo d'onore "Katavia" della Decima Flottiglia Mas

Fino ad oggi di questo distintivo costituito dalla sola grande X rossa avente le stesse dimensioni, con sul retro l'incisione "X° FLOTTIGLIA MAS KATAVIA" e in basso "MARO'" seguita dal nome del decorato, si conoscevano solo due o tre esemplari gelosamente custoditi in altrettante importanti collezioni, anche se nessuno dei fortunati possessori era in grado di fornire sicure informazioni sulla sua storia. 
Si sapeva solo che "Katavia" era una località dell'isola di Rodi, nella quale numerose erano le unità di stanza italiane e tedesche, tra cui reparti della Regia Marina, Aeronautica ed Esercito per circa 37.500 uomini secondo dati dello Stato Maggiore Italiano. Per quanto riguarda la Marina a Rodi era dislocato il Comando Marina "Egeo" con la 4° Squadriglia Cacciatorpediniere ( Crispi, Sella, Euro e Turbine ) e la III Flottiglia MAS composta dalla 1°, 4°, 11° e 16° Squadriglia. 
Recentemente, nel corso di una ricerca effettuata tra ciò che rimaneva degli archivi della Ditta Lorioli a Milano, sono stati ritrovati pochissimi esemplari di questo distintivo; alcuni con l'incisione sopra riportata e già conosciuta e due con l'incisione "PER L'ONORE D'ITALIA 8 SETTEMBRE" e sotto la parola "KATAVIA" in centro, come in questo caso.La presenza di questo riferimento all'8 settembre 1943 ha immediatamente provveduto a fugare ogni dubbio, se mai ci fosse stato, che i distintivi "Katavia" fossero pertinenti al periodo del Regno, collocandoli incontrovertibilmente tra la produzione Lorioli destinata alla R.S.I. in generale e alla X° MAS in particolare. Rimaneva a questo punto il "mistero" sulla destinazione di questi distintivi che riteniamo di aver, almeno parzialmente, svelato con le nostre ricerche storiche perdurando la mancanza di qualsiasi notizia di tipo collezionistico.

martedì 1 gennaio 2013

La Svizzera "neutrale" durante la 2° Guerra Mondiale

 Nel nostro immaginario collettivo la vicina Svizzera è sempre stata vista come una specie di isola felice in mezzo all'inferno della guerra che, a malapena, sfiorava i suoi confini e non toccava la vita dei suoi cittadini e soprattutto delle sue banche che lavoravano a pieno regime per tutti i contendenti in lizza.
Pochi conoscono come andarono le cose in realtà. Fin dallo scoppio della prima guerra mondiale la Svizzera pensò a dotarsi di una propria aviazione militare ( Flugwaffe ). Il 31 luglio 1914, l’istruttore di cavalleria e pilota, capitano Theodor Real, fu incaricato di costituire una truppa d’aviazione. Egli sequestrò tre aerei stranieri in mostra all’esposizione nazionale di Berna. I primi nove piloti, di cui otto erano romandi, entrarono subito in servizio in parte con il proprio aereo e i propri meccanici. Nella prima guerra mondiale, dal 1914 al 1918, si riconobbe l’importanza della superiorità aerea, della ricognizione aerea e del combattimento al suolo. 
Durante questa guerra, l’aviazione militare svizzera acquisì rapidamente importanza, senza tuttavia potersi imporre come arma decisiva ai fini bellici. Con l’andare del tempo, l’aviazione divenne la terza componente delle forze armate, accanto all’esercito e alla marina. Nel periodo che intercorse tra le due guerre, l’aviazione continuò ad essere considerata un’arma ausiliaria, amministrata da un caposezione dello Stato maggiore generale. Gli aerodromi militari permanenti furono dapprima Dübendorf, in seguito Thun e Losanna (dal 1919) nonché Payerne (dal 1921). Nel 1921 furono istituite le scuole reclute, sottufficiali e ufficiali d’aviazione. Nel 1930, si adottò la tattica di combattimento al suolo, nel 1934, fu istituito il servizio d’avvistamento aereo e di segnalazione e, nel 1938, la prima scuola reclute trasmissioni.

venerdì 10 agosto 2012

Anche la "Gazzetta dello Sport" parlerà di Militaria

Cassa in acciaio, ghiera girevole, fondello
in acciaio, cinturino in TPU e movimento
giapponese Seiko PC21
La crescita costante di interesse per tutto ciò che riguarda la storia militare della prima e seconda guerra mondiale è confermata dalle numerose pubblicazioni di successo apparse in edicola in questi ultimi anni sotto forma di collane dedicate a personaggi, armamenti, decorazioni e accessori militari degli ultimi 100 anni. Tutte queste collane accompagnavano le dispense di testo con copie assai ben fatte degli oggetti rappresentativi della loro epoca che sicuramente hanno intrigato molti nuovi potenziali collezionisti.
Oggi, addirittura, il nostro maggior quotidiano sportivo, la "Gazzetta dello Sport" ha annunciato l'uscita, in collaborazione con Fabbri Editori, di una collana dedicata agli orologi delle Forze Armate che con 50 uscite settimanali, a partire dal primo numero che sarà in edicola con la rosea lunedì 20 agosto, proporrà altrettanti fascicoli dedicati alla storia dell'orologeria militare e a quella del Corpo Speciale il cui orologio costituirà l'eccezionale allegato.
Chi completerà la raccolta avrà quindi la possibilità di collezionare ben 50 orologi militari ispirati agli orologi originali indossati da altrettanti reparti delle nostre forze armate, dotati tutti di meccanismo a quarzo giapponese e cinturini in tessuto, gomma o ecopelle.

Il primo numero della collana è dedicato ad uno dei nostri più gloriosi reggimenti: il Reggimento San Marco che, dal giorno della sua costituzione come "Brigata Marina" nell'ormai lontano 1919, è stato costantemente impegnato, anche nel periodo tra le due guerre mondiali, in Anatolia, Corfù, in Africa Orientale nel 1936, nella Guerra di Spagna dal 1936 al 1938 e in Albania nel 1939. Durante la seconda guerra mondiale il reggimento si è coperto di gloria combattendo nelle isole dell'Egeo e in Grecia, e soprattutto in Africa dove si distinse nella coraggiosa difesa di Tobruk e Biserta, meritandosi i complimenti di Rommel che lo definì "i migliori uomini da me comandati in Tunisia". L'armistizio dell'8 settembre 1943, che spezzò in due il paese e dette il via ad una guerra fratricida, vide anche il San Marco coinvolto e diviso. A sud la Regia Marina ricostituì il Reggimento San Marco che, a partire dal gennaio 1944, combattè a fianco degli alleati come forza cobelligerante a Cassino e sul fronte adriatico, risalendo la penisola fino a Venezia dove gli venne concesso l'onore di entrare per primo nella città del suo patrono. Al nord, nell'ambito della divisione "X Mas" ricostituita dal principe Borghese per continuare la guerra a fianco dell'alleato tedesco, venne riformato il Reggimento san Marco con battaglioni indipendenti di fanti di marina come il Barbarigo e il Lupo che si distinsero particolarmente ad Anzio e sul fronte del Senio. Sciolto al termine della guerra nel 1946, il Reggimento San Marco venne ricostituito nel 1948. Nel dopoguerra il reggimento si è distinto in tutte le operazioni di aiuto alle popolazioni colpite da gravi calamità naturali e dal 1982 in operazioni umanitarie nell'ambito delle forze NATO. Dal 2011 il San Marco fornisce gli uomini per la protezione delle navi italiane in navigazione nel Golfo Persico. Due di questi fanti di marina sono purtroppo ancora prigionieri in India a causa dell'infelice conduzione della nave su cui erano imbarcati e per la cui sorte, speriamo, questo orologio possa servire a ravvivare l'interesse dei loro concittadini.

Dopo quello del Reggimento San Marco, seguiranno gli orologi dedicati ad altre famose unità delle nostre Forze Armate come Folgore, Frecce Tricolori, Col Moschin, Brigata Julia, ecc.. fino a completare la serie di 50 esemplari. Trovate tutte le informazioni a questo link: http://bit.ly/GazzettaOrologiMilitari